Longo Borghini: «Obiettivo Liegi e poi a tutta verso i Giochi di Tokyo»

Longo Borghini
Elisa Longo Borghini sul podio dei mondiali di Imola 2020 dove ha conquistato la medaglia di bronzo.
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Elisa Longo Borghini sta guidando verso Mentone quando la raggiungiamo al telefono. Ha affittato un appartamento nella località al confine con la Francia per allenarsi una decina di giorni con Lizzie Deignan che vive a Monaco, poi entrambe andranno a Denia, in Spagna per il secondo ritiro dell’anno e da lì voleranno in Belgio per la prima corsa: l’Het Nieuwsblad.

«Allenarmi con Dizzie – spiega la Longo Borghini, piemontese di 29 anni, alla 11ª stagione tra le elite – è molto bello, mi trovo bene perché è una ragazza socievole con la quale è piacevole passare del tempo insieme anche quando non si è in bici».

La britannica, un titolo iridato su strada e uno su pista, è con Elisa Longo Borghini una delle due punte della Trek-Segafredo: insieme stanno preparando la stagione delle classiche che comincerà con la Strade Bianche e terminerà con la Liegi.

In mezzo la prima Parigi-Roubaix donne che avrebbe dovuto debuttare lo scorso anno, ma il cui esordio della Longo Borghini a causa della pandemia è stato rimandato.

«La Roubaix è una bella novità – dice sorridendo Elisa – sono contenta che ci sia, non penso di partire con grandi ambizioni personali, ma sarò pronta ad aiutare le mie compagne».

Tra le classiche hai già vinto Strade Bianche, Trofeo Binda e Fiandre, quest’anno su cosa punterai?

«Mi piacerebbe conquistare la Freccia Vallone, con questa corsa ho un rapporto di odio-amore che mi spinge a dire: voglio vincerla a tutti i costi… Ma se non dovesse essere la Freccia, un’altra gara delle Ardenne, Amstel o Liegi, andrebbe benissimo lo stesso…».

La piemontese in allenamento durante il ritiro di Denia, in Spagna (foto: Trek Segafredo)
Vieni da un anno di altissimo livello: una tappa al Giro e il terzo posto, i due titoli italiani, terza ai mondiali, seconda agli europei… 

«È vero, sono davvero contenta, è stata una delle mie stagioni più belle forse insieme al 2016 quando conquistai il bronzo a Rio».

Qual è stata la chiave? Hai detto che il lockdown ti ha reso più forte…

«Sì, perché quando rischi di perdere la cosa che ti piace fare di più, nel mio caso correre in bici, non vedi l’ora di riprendere, di andare più forte, di raccogliere subito risultati. Ricordo ancora l’emozione forte che ho provato il primo giorno in cui ho riattaccato il numero sulla maglia: che bello, ho pensato, ero felice».

Altro grande obiettivo della stagione sono le Olimpiadi dove correrai la prova in linea e la crono. Cosa pensi del tracciato di Tokyo?

«A vederlo sulle cartine mi sembra un percorso che mi si può adattare: c’è una salita non molto dura di 40 chilometri e negli ultimi 15 chilometri c’è uno strappo di tre chilometri, insomma ricalca il percorso di una classica. Pandemia permettendo dovremmo andare a vederlo a maggio, ma se non fosse possibile ci sarà tutto il tempo di provarlo prima della gara e forse da un certo punto di vista è meglio perché così non diventa un’ossessione».

Olimpiadi di Rio 2016: la gioia di Elisa dopo aver tagliato il traguardo al terzo posto
Naturalmente farai il Giro che quest’anno purtroppo non fa parte più del calendario WorldTour…

«Sì, farò senz’altro il Giro per preparare le Olimpiadi e penso che il fatto che sia diventata una gara Pro Series non intaccherà minimamente il valore della manifestazione, ci saranno come sempre le più forti e il livello sarà altissimo».

Da bambina ti facevi portare sempre dai tuoi genitori a vedere il Giro Donne. Facevi il tifo per qualcuna in particolare?

«A me il ciclismo piaceva tutto, sia quello maschile che quello femminile. Ricordo bene il Giro conquistato dalla Brandli nel 2001 (Elisa aveva 10 anni, ndr), ma ho visto vincere Tatiana Guderzo e tante volate di Giorgia (Bronzini, suo attuale diesse alla Trek, ndr), però secondo me una delle ragazze più belle da vedere in bici era Noemi Cantele (la varesina che vanta un argento mondiale a crono e un bronzo in linea ai mondiali di Mendrisio nel 2009), una delle più “stilose” in assoluto, era perfetta».

E delle nostre giovani cosa pensi, riusciremo ad accorciare il gap con le “solite” olandesi?

«Secondo me siamo sulla buona strada. Abbiamo ragazze davvero promettenti a cominciare da Elisa Balsamo, ma sta andando bene anche Marta Cavalli e all’ultimo Mondiale mi ha dato un grande aiuto Katia Ragusa, un’altra ragazza forte da tenere d’occhio».

La vittoria nell’8ª tappa dell’ultimo Giro Donne davanti ad Anna Van der Breggen (foto Ossola)
E poi c’è Letizia Paternoster, con te alla Trek-Segafredo, reduce da una stagione difficile…

«Quest’anno ancora non ci siamo incontrate in ritiro, ma penso che potrà lavorare con calma in vista del suo obiettivo che sono le Olimpiadi di pista».

Abiti vicino a Filippo Ganna e vi conoscete fin da piccoli. Ti aspettavi quel suo exploit all’ultimo Giro d’Italia?

«Beh, penso che nessuno si aspettasse che Filippo potesse vincere addirittura quattro tappe, sono stata veramente felice per lui. Tra di noi c’è un buon rapporto, nonostante i diversi impegni ci teniamo in contatto e qualche volta usciamo ad allenarci insieme. È bello ritrovarlo, è sempre contento, pedalare con lui è un piacere, ma non quando fa il medio…».