AMARCORD/21 In Colorado il capolavoro mondiale di Argentin: si arrende la Francia di Hinault e Fignon

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Quel giorno, come talvolta gli capitava, era il più forte di tutti. Sui lunghi saliscendi di Colorado Springs, Moreno Argentin sentiva il mondiale addosso. Mai fidarsi, però: anche l’anno prima, sul circuito di casa del Montello, era il predestinato alla vittoria, salvo farsi mettere nel sacco dal trentanovenne Zoetemelk, spuntato da un’altra epoca. 

Il mondiale del 1986, corso in un freddissimo 6 settembre, era il primo della storia organizzato negli Stati Uniti, che avevano appena assaporato il grande ciclismo sulla scorta delle imprese di Greg Lemond, vincitore proprio quell’anno del suo primo Tour de France.

La spedizione azzurra era stata organizzata con grande cura da Alfredo Martini, preoccupato soprattutto dell’adattamento ai 2000 metri del circuito iridato. Dopo ripetuti consulti con medici e scienziati, il ct aveva programmato la partenza tre settimane prima della corsa, con le eccezioni di Argentin e Saronni, che erano già negli Usa con le loro squadre, impegnate nella Coors Classic, breve corsa a tappe che terminava proprio in Colorado.

A proposito: quella edizione della Coors Classic segnò l’ultima vittoria di Bernard Hinault, che a soli 32 anni aveva già annunciato il ritiro a fine stagione, e che voleva fare del mondiale americano il sigillo finale di una carriera leggendaria.

Perfino il grande bretone, però, dovette presto rassegnarsi allo stato di grazia di Argentin. Il quale a circa 80 chilometri dal traguardo si mosse portandosi dietro dieci corridori, tra cui i francesi Mottet e Fignon. In gruppo faceva buona guardia la squadra azzurra, nella quale accanto ai senatori Moser, Saronni e Baronchelli debuttava in azzurro Gianni Bugno

Martini però non era tranquillo, pensò se non fosse il caso di mandare uno o due azzurri in aiuto di Argentin. Così affiancò in corsa Moser, che lo dissuase: meglio non stimolare eventuali inseguimenti da dietro, Moreno se la poteva cavare benissimo da solo.

Moreno Argentin taglia il traguardo di Colorado Springs. L’azzurro è campione del mondo!

Mottet l’ultimo a cedere, Saronni completa il trionfo

Lo “Sceriffo” aveva visto giusto: alla campana dell’ultimo giro, Argentin si presentò al comando con Mottet e il giovane Gölz. Solo il tedesco collaborava, mentre il francese, appiattito sul manubrio com’era nel suo stile, rimaneva a ruota, anche perché a una ventina di secondi remava il suo compagno Fignon, con il portoghese Acacio Da Silva e la sorpresa svedese Brykt.

A 6 chilometri dalla fine, su una salita lunga e dritta come un fuso, Argentin aumentò i giri. Gölz andò alla deriva, Mottet rimase aggrappato e continuò a non tirare un metro, malgrado Fignon e gli altri inseguitori fossero stati ripresi dal gruppo.

Poco prima dell’ultimo chilometro, la strada tornò a salire. Argentin scrutò tre volte l’avversario, poi aprì di nuovo il gas. Mottet perse trenta metri, ma riuscì a rientrare. Moreno (lo dirà poi a Martini) a quel punto sentì la vittoria in tasca. Impostò la volata in testa e andò senza problemi a prendersi il mondiale. Il gruppo, piombato nove secondi dopo, fu regolato dallo spunto di Saronni, medaglia di bronzo. La foto dei due, sulla copertina BS dell’ottobre 1986, sintetizza uno dei più bei trionfi iridati del ciclismo azzurro.