La storia di Justin Williams: la bici lo ha salvato dalla galera, con L39ION vuole un ciclismo nuovo

Justin Williams, ideatore e fondatore della squadra L39ION (foto: Instagram/Justin Williams)
Tempo di lettura: 2 minuti

Il New York Times ha raccontato la storia di una squadra che vuole cambiare il ciclismo. L’ha fondata il professionista californiano Justin Williams, 31 anni, uno dei pochi afro-americani del ciclismo, e a partire dal nome è una stranezza: si chiama L39ION, si dice legion. I «legionari» sono 14 in tutto, 10 sono professionisti. Fra i loro obiettivi ci sono tutti i tipi di corse, dalla strada al cross: finora L39ION ha preso parte soprattutto ai criterium ma adesso vuole dare l’assalto al calendario UCI. Williams ha raccontato la sua storia ad Andy Cochrane. Gli ha spiegato di aver radunato suo fratello Corey e alcuni colleghi, «vecchi rivali, ex compagni di squadra e soprattutto amici», e che il loro scopo è quello di «vincere rendendo lo sport inclusivo».

Justin Williams: dalla paura di Los Angeles al miracolo della bici

Justin ha avuto la sua prima bici all’età di 13 anni. Suo padre Calman, originario del Belize, è stato un corridore dilettante e «la bicicletta era una delle poche possibilità di fuga da un quartiere difficile, dalle nostre parti era facile finire nel posto sbagliato, morti o in prigione, ricordo i buchi dei proiettili sui segnale stradale, non so cosa avrei fatto senza una bici». I Williams sono venuti nella zona centro-sud di Los Angeles.
Williams è stato campione americano juniores su pista nel 2006 ma sentiva di non aver avere un futuro: la nazionale lo ignorava nonostante i risultati. Nel 2009 si è trasferito in Europa ma si è sempre sentito ai margini. Magari sarà perché soltanto 5 dei 743 corridori del World Tour sono neri, e nessuno dei 113 ciclisti professionisti americani è nero. All’ultimo Tour de France l’unico nero (su 176) era il francese Kévin Reza. «Mi definivano un caso difficile – ha raccontato Williams al New York Times – mi descrivevano con lo stereotipo del nero arrabbiato». Gli è bastata una stagione per capire l’andazzo. Nel 2010 è rientrato a casa, ha lasciato perdere il ciclismo e si è messo a studiare graphic design al Moorpark College, vicino a Los Angeles.


Ma ha sempre sperato di tornare nel mondo che avrebbe voluto frequentare, quello del ciclismo. Il momento è arrivato quattro anni fa, quando è tornato con il team Cylance Pro Cycling. Ha vinto 15 corse, soprattutto circuiti. Ma ancora non era contento: lo avevano messo al minimo di salario e non aveva voce in capitolo in squadra.
Adesso però qualcosa sta cambiando. In aprile il Saint Augustine College, storicamente nero, è stato il primo a prevedere una squadra di ciclismo, e il team EF, che ha sede in Colorado, ha due programmi per l’integrazione nel ciclismo con il supporto di Cannondale e della federazione americana. Intanto, grazie al movimento Black Lives Matter, sono nate due organizzazioni: Bike Rides for Black Lives organizza corse di massa e Ride for Racial Justice crea le opportunità per l’accesso al ciclismo. Al loro fianco c’è L39ION, fondata da Williams nel 2019 (quel 39 nel nome ricorda la strada in cui Justin e suo fratello sono cresciuti, la 39ª). Oggi L39ION lavora con Outride, un’organizzazione senza scopo di lucro che vuole portare i bambini in bici attraverso programmi scolastici e sostiene i giovani ciclisti che non possono permettersi spese di viaggio o di iscrizione alle gare. Ma l’obiettivo è molto più alto: cambiare colore a uno sport ancora troppo bianco.