Colnago: 75 anni fa gli inizi nella fabbrica Gloria di Milano

Colnago
Ernesto Colnago con l'indimenticabile fratello Paolo in una foto d'archivio
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Un telaio e tanti sogni. Il 25 Novembre del 1945 l’infinita storia d’amore tra Ernesto Colnago e la bicicletta scrive le sue prime pagine: Colnago ha 13 anni e per poter lavorare “corregge” i suoi documenti. Viene da una famiglia di contadini e due braccia che lavorano in più fanno comodo. In verità già l’anno prima aveva cominciato a fare qualcosa in officina, ma il suo primo “contratto” è con la Gloria che lo paga con due sacchi di farina gialla a settimana.

Inizia a svolgere l’attività di saldatore. Ritrovare i pezzi, piano piano. Metterli insieme, farli combaciare, farli muovere e poi ricominciare. Quella mattina nevicava e la passione del giovanissimo Ernesto era già forte ed il suo ingegno non era da meno. Presto ebbe l’intuizione di mettersi in proprio: a costruire ruote pagate a cottimo. Poi la bottega tutta sua aperta nel 1954 in via Garibaldi a Cambiago e nel 1956 il primo telaio creato da lui: l’alba di un percorso fantastico.

Colnago e il carbonio: una follia vincente

Colnago è simbolo fedele e vero dell’Italia che lotta, immagina, crea, dipinge scenari e resta negli occhi per la sua bellezza e genialità. Ha indiscutibilmente segnato un’epoca con le sue intuizioni che hanno segnato la strada nello sviluppo della bicicletta.

Un giorno si presenta a Enzo Ferrari con l’idea di usare il carbonio per costruire una bicicletta: una follia come disse il fondatore della più famosa casa automobilistica italiana, ma riuscita alla perfezione. Soprattutto nel 1996 quando dalle sconnesse pietre della Foresta di Arenberg alla Parigi-Roubaix sbucarono Johan MuseeuwGianluca Bortolami e Andrea Tafi dimostrando l’affidabilità e la tenuta del nuovo materiale regalando una giornata memorabile al patron Mapei, Giorgio Squinzi.

Colnago, il Maestro della bicicletta è un visionario, ha anticipato i tempi e con l’indimenticabile fratello Paolo – scomparso lo scorso aprile – è stato un mago delle due ruote. I due fratelli hanno segnato e attraversato un’epoca: sulle loro bici sono saliti e hanno trionfato i campioni con il passaporto più nobile.

Oggi i 75 anni che rappresentano lo zenit di un viaggio infinito. Un viaggio che non ha ancora spento la passione di un uomo che sa ancora entusiasmarsi per le vittorie dei campioni e che vive le sue emozioni più intense in fabbrica come dimostra anche lo spirito con cui in una notte ha costruito la bici gialla con cui ha voluto omaggiare il suo campione, Pogacar, per l’ultima tappa di Parigi.