Damiani: «Viviani? Gioie e dolori si condividono. Consonni è un grande uomo squadra»

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La stagione 2020 è stata archiviata in fretta da Elia Viviani e dalla Cofidis. I risultati sono mancati, inutile giraci intorno, e i diretti interessati non cercano scuse, ma riflettono su quello che è stato per cercare di migliorare. Viviani ha chiuso la stagione, per la prima volta in carriera da quando è professionista, senza vittorie, ma userà questo 2020 come esperienza per lanciarsi verso un 2021 dai toni e dai risultati differenti. Con Roberto Damiani, direttore sportivo della squadra francese, abbiamo parlato proprio di quello che non ha funzionato in questa stagione cercando di capirne i motivi, ma abbiamo anche analizzato che tipo di corridori sono e potranno diventare Guillaume Martin e Simone Consonni.

Viviani ha parlato di responsabilità da dividere cinquanta e cinquanta tra lui e la squadra, ma ha anche posto l’accento sulla difficoltà nel ricreare il treno per le volate anche per via delle poche corse disputate, lei, Damiani, cosa ne pensa?

«Le responsabilità, come le vittorie si dividono sempre con la squadra: si vince e si perde assieme. Condivido le parole di Elia: abbiamo potuto lavorare poco con il treno. Ci siamo allenati bene, poi siamo andati in Australia e dopo si è interrotto tutto. Prima della Sanremo abbiamo fatto un mini ritiro a Laigueglia per lavorare sul treno, ma non è la stessa cosa che provarsi in gara, dove hai la possibilità di confrontarti con le altre squadre. Se ci metti in mezzo che al Giro avevamo un unico obiettivo, ovvero lavorare per Viviani e ci siamo ritrovati senza Sabatini, senza Attilio Viviani, senza Van Bilsen… è stato un anno così, ma le vittorie come le sconfitte si condividono. Per me l’errore vero è parlare di colpe: ci sono stati dei fatti concreti che non hanno permesso alla squadra di esprimersi. La squadra ha fatto un investimento importantissimo su Elia e purtroppo non abbiamo avuto i risultati sperati. Ma è andata così. Più che colpe, è una questione di situazioni che si sono venute a creare».

Ok il treno, ma a Elia cos’è mancato dal punto di vista atletico e mentale?

«Intanto, se pensi che alla ripresa, dopo il ritiro di un mese a Livigno, la prima corsa che abbiamo fatto è stato il Tour d’Occitanie e lì Elia è stato battuto al fotofinish da Coquard… beh queste sono cose incidono molto nella testa di un velocista. Poi il cambio di squadra è stato un altro fattore. Avevamo bisogno di conoscerci, di ricostruire la squadra. Lui è passato dalla Quick Step alla Cofidis per un contratto importante, ma si è portato dietro Sabatini, Consonni, massaggiatore, meccanico. Non voleva fare un salto nel buio. Ma a fronte di tutto questo ci sono anche tanti elementi che vanno poi a condizionare una stagione. La lingua, le nuove abitudini. Ma quello che è mancato è una cosa fondamentale: le gare. Lui è un corridore che ha bisogno di correre tanto per avere la forma per imporsi. Quando vinse il campionato italiano usciva da un periodo intenso di corse. Poi non dimentichiamo che ha cambiato preparatore e queste cose influiscono. Tutto questo insieme di cose ha condizionato mentalmente Elia, ma non è stato un anno buttato, anzi. Perché questi sono step che poi l’anno prossimo non dovrà più fare».

Parliamo di Martin. Dove può arrivare? Lo vedete come corridore che può dire la sua in una corsa come la Liegi?

«Martin ha la caratteristica dello scalatore, ma non quello puro. Lui principalmente può dire la sua nelle gare a tappe. E avrebbe pure le caratteristiche per poter piazzarsi in una Liegi. Il suo problema è che gli manca lo spunto veloce altrimenti avrebbe vinto qualcosina in più. A me ricorda, in certi aspetti, un Cadel Evans della prima era. Testa proiettata al Tour de France e voglia di andare forte in un certo tipo di corse di un giorno».

E come giudica la stagione di Consonni?

«Consonni mi è piaciuto tanto. Non lo conoscevo molto. Si è rivelato intanto una bella persona, onesta e con grandi qualità come corridore. Non ha mai messo in discussione il suo ruolo di aiutante di Elia. Ha patito molto la stagione negativa delle nostre volate, proprio perché è un grande uomo squadra. Ha sofferto un treno poco affiatato e dove è mancata l’esperienza di Sabatini come trait d’union. Ma la sua stagione è stata veramente buona. Ha grossi margini di crescita sia come parte del treno di Elia, sia quando avrà le sue chance personali. Anche se ci tengo a precisare come Simone si senta al momento dedicato soprattutto a costruire qualcosa di importante con e per Elia. E ribadisco: costruire un treno ex novo significa fare esperienza e metterci un anno o due. Quest’anno avremo fatto una decina di volate e perlopiù con mezzo treno… tirate voi le conclusioni».

Ti chiedi di Viviani, ma Attilio.

«Attilio è un corridore che mi ha impressionato. Lui non ha il motore di Elia, anche perché non so quanti ce l’abbiano quel motore. Ma è un corridore di un’intelligenza e una professionalità con pochi eguali».

Siete fra le squadre più attive sul mercato, in che direzione avete lavorato?

«Per Viviani e Martin. Non abbiamo mai messo in discussione le due leadership, per il settore sprint Elia, per quello delle corse a tappe Martin e sarà così anche per il 2021 e Vasseur ha rafforzato chirurgicamente i due settori».

Ci sono speranze di vedere Martin al Giro nel 2021?

«Ti potrei dire quasi certamente di no, ma è un’operazione semplice: francese, in una squadra francese, uguale Tour de France. Anche se non nego il fatto che a lui piaccia moltissimo l’Italia, anzi la ama mi viene da dire, e ne abbiamo anche parlato. C’è una certa affinità con il nostro paese, qui ha vinto due corse e quindi in futuro di sicuro verrà al Giro. Però a oggi i vertici di Cofidis vogliono che lui vada al Tour».

Ci saranno nuovi innesti?

«No, il mercato è chiuso».

Abbiamo letto della nascita di una partnership con il Team Beltrami. Come nasce quest’idea e a cosa potrà portare.

«Nasce dalla grandissima stima che ho per Orlando Maini. Assieme abbiamo deciso di creare un gruppo giovani, di sviluppo. Le strade erano due: o fare un investimento importante, ovvero “comprare” il Team Beltrami, squadra che ha già una sua struttura, sponsorizzarli e farli diventare ufficialmente un team di sviluppo per i giovani da lanciare poi in Cofidis, oppure, come in questo caso, aprire una collaborazione basata sulla stima tra le persone, ma anche su aiuti e collaborazioni di tipo tecnico per iniziare a fare scouting. Se Maini mi dice “guarda che questo è un buon corridore” io lo prendo a occhi chiusi. Fiducia e stima reciproca al massimo. Maini non mi dirà mai di prendere un corridore solo per il gusto di dire “abbiamo fatto provare un nostro corridore con la Cofidis”. È una collaborazione di tipo tecnico e che potrà aprirsi in futuro a qualcosa di più importante».