Un giorno al museo di Ernesto Colnago. «E quella stretta di mano con Enzo Ferrari»

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Più di cento modelli, un incrocio di colori e modelli avveniristici che sbalordisce, appassionati stranieri che ogni tanto suonano il campanello chiedendo di poterlo visitare e fare alcune foto: il museo di Colnago è una miniera d’oro, niente da fare. Ci sono tutti: da Magni a Pogacar, dal 1955 al 2020, passando per Merckx, Saronni e Ballerini: chi può vantare una storia simile?

Non soltanto corridori, tuttavia, se è vero che dal 1987 al 2017 Colnago ha avuto la fortuna – reciproca, ovviamente – di collaborare con Ferrari, realizzando modelli che hanno scritto un pezzo di storia ingegneristica anche quando non venivano immessi sul mercato. «Parlai direttamente con Enzo Ferrari – ricorda Ernesto – e bastò una stretta di mano. Quando, dopo 30 anni, si è riparlato di proseguire la collaborazione, i contratti prevedevano mille clausole e alla fine abbiamo lasciato perdere. È cambiato tutto, non sta a me dire se nel bene e nel male: di certo la Ferrari odierna non è più quella di Enzo. Adesso è Bianchi che collabora con Ferrari. Ma non possono usare Ferrari come marchio, bensì Scuderia Ferrari. Noi, invece, non avevamo problemi: quella stretta di mano con Enzo fu il miglior lasciapassare che potessimo immaginare».