Boscolo (Cycling Team Friuli): «Vi racconto chi sono Milan e Donegà»

Jonathan Milan e Matteo Donegà tra i protagonisti azzurri dell'ultimo campionato europeo su pista disputato a Plovdiv in Bulgaria.
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A Plovdiv, in Bulgaria, nelle scorse ore si è concluso l’Europeo su Pista che ha visto la nazionale italiana guidata dai CT Villa e Salvoldi fare la voce grossa nel conto delle medaglie: ben quattordici. Di queste, quattro sono state conquistate da due ragazzi, uno friulano, l’altro emiliano, che corrono da diversi anni nel Cycling Team Friuli, fiore all’occhiello del movimento giovanile italiano e guidato con cura e intelligenza da Andrea Fusaz, Roberto Bressan e Renzo Boscolo.

Proprio da quest’ultimo ci siamo fatti raccontare chi sono i due ragazzi proveniente dalla squadra bianconera, uno, classe 2000, ovvero Jonathan Milan, tra i massimi talenti in senso assoluto del ciclismo italiano, l’altro Matteo Donegà, classe ’98, che prova a mettersi alle spalle qualche periodo in chiaroscuro anche a causa di alcuni problemi fisici che ne hanno condizionato la crescita. E le scorse ore nell’ovale di Plovdiv, lo ha fatto regalando una delle prestazioni più entusiasmanti dell’intera spedizione conquistando la medaglia d’argento nella corsa a punti.

«Sono due profili completamente differenti» ci racconta Renzo Boscolo, una delle menti dietro il successo ottenuti in questi anni dalla squadra di matrice friulana. «Milan è un talento incredibile, Donegà invece è un perfetto agonista. Jonathan una volta scoperta la pista ha avuto una progressione enorme dimostrando di essere un corridore poliedrico. Nel chilometro ha fatto una prestazione incredibile dimostrando una duttilità in tutte le discipline che lo pone, in futuro, nell’élite della pista mondiale. E poi non conosciamo nemmeno i suoi limiti. Anche su strada è cresciuto in maniera esponenziale».

Ma se di Milan conosciamo già la sua storia, e anche il suo futuro, ci incuriosisce sapere qualcosa in più di Matteo Donegà. «Matteo è rientrato nel grande giro. Tra il primo e il secondo anno aveva dimostrato di essere un atleta di grande talento. Però poi, come spesso succede ai ragazzi di vent’anni, si era un po’ perso. Lui ha sciupato un anno perché non aveva la concentrazione adatta, non era mentalizzato sul suo futuro e poi ha subito anche una serie di infortuni che ne hanno condizionato il rendimento. Anche quest’anno ha avuto il problema al ginocchio che lo ha tenuto fermo un mese. Noi abbiamo creduto in lui e gli abbiamo dato fiducia e lui la sta ripagando. Resterà con noi anche il prossimo anno, nonostante diventerà un élite, però è un talento ritrovato. Mi rende orgoglioso».

Matteo Donegà in azione durante la 500+1 di Brno (Foto: Cycling Team Friuli)



Lo avevamo già accennato altre volte: il Cycling Team Friuli, con la sua attività all’estero anche su pista, permette ai suoi ragazzi di confrontarsi e di crescere anche al di fuori dei confini nazionali. «Lui è molto conosciuto in giro per l’Europa per via del fatto che ha corso molte gare classe 1 e classe 2. È un agonista nato, è un corridore che infiamma il pubblico, che piace, che sa dare spettacolo. Se Milan fa della fisicità il suo punto di forza, Matteo è un combattente: è un animale da velodromo. Se c’è pubblico, competizione, lui in mezzo alla gara si esalta. È un seigiornista nato: si autoalimenta con il boato del pubblico, da questo punto di vista è uno spettacolo vederlo».

Ma l’attività della squadra friulana prevalentemente si vede su strada, e per Boscolo, Donegà ha tutto per far vedere cose importanti anche al di fuori dei velodromi. «Tieni presente che lui ha fatto 4° al Piva, dietro Stannard e Stewart e anche nelle corse a tappe si è sempre distinto con fughe, piazzandosi negli sprint ristretti. Ha i numeri per emergere».

Ma c’è un episodio in particolare che Boscolo ci racconta per capire il temperamento del ragazzo di Bondeno, provincia di Ferrara. «Era la 500+1 di Brno, storica gara internazionale che si corre in Repubblica Ceca. Alla vigilia dell’ultimo giorno di gare Matteo era dietro di un giro rispetto a Staniszewski che aveva dominato fino a quel momento e poco davanti a un altro grande della specialità come Pietrula. La sera gli dissi: Matteo mettiti il cuore in pace, puoi berti anche una birra tanto la gara ormai è andata. E lui il giorno dopo l’ha ribaltata, ha dato spettacolo e il pubblico era tutto per lui. Alla fine Matteo vinse».

Infine due parole sul futuro di Milan: «Come sanno tutti correrà nella Bahrain nella prossima stagione, anche se noi continueremo a seguirlo. Che corridore diventerà? Per me non sarà un semplice velocista: è uno che tiene bene sulle salite brevi, è molto completo e soprattutto è un cronoman di primo livello. Tra i professionisti potrà ritagliarsi più ruoli: potrà portarsi a casa le volate, ma anche le classiche più impegnative».