Savio: «World Tour? Forse nel 2022. Se si continua così le Professional scompariranno»

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Gianni Savio, team manager dell'Androni Giocattoli-Sidermec.
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Abbiamo chiacchierato stamattina con Gianni Savio, Team Manager della Androni Giocattoli – Sidermec, che ha risposto ad alcune domande in esclusiva per quibicisport.it. Stato dell’arte delle Professional italiane, gestione politica del mondo del ciclismo professionistico e difficoltà di una stagione caratterizzata dalla pandemia, i temi principali. Inevitabile parlare anche delle polemiche esplose al Giro e del futuro della sua squadra che potrebbe anche tuffarsi, un giorno, nel World Tour.

Come fa a stare a galla il ciclismo italiano in questo periodo?

«Si regge su sofferenza e passione. Personalmente se non avessi questa maledetta passione non continuerei».

E voi, come Androni Giocattoli – Sidermec, come siete rimasti a galla in una stagione così?

«Come ben sapete noi siamo formati da un mosaico in cui ogni tassello è uno sponsor che ci segue da tanti anni e con il quale c’è un rapporto consolidato. Gli sponsor hanno capito le difficoltà e ci hanno sostenuto. Con le problematiche che ci sono abbiamo dovuto riconoscere uno sconto sull’importo contrattuale. Aziende intere si sono fermate e hanno avuto grosse ripercussioni dovute alla pandemia. D’altro canto, secondo le indicazioni dell’UCI, noi abbiamo trovato l’accordo con i corridori, abbiamo corrisposto a loro sin a ora il 65% del compenso mettendo una clausola che dice: se a fine stagione gli sponsor avranno erogato la totalità dei compensi noi erogheremo la totalità che spetta ai corridori. Diversamente, una percentuale varia in base a quanto incassato dagli sponsor. Abbiamo trovato questo equilibrio tra le parti. Le somme però si tiranno alla fine: per essere trasparente al massimo, nell’accordo fatto con i corridori ho voluto inserire una clausola che prevede come, a fine stagione, un loro rappresentante, un commercialista, ha facoltà di venire nella nostra società a controllare i libri contabili con tutte le operazioni costi e ricavi».

Resterete con Androni come sponsor principale?

«Tra qualche giorno vedremo. All’inizio sembrava che lo sponsor lasciasse, ora non è ancora definito. Il contratto è in scadenza. Abbiamo due alternative, ma nella prossima settimana annunceremo sia la conclusione delle trattative, sia l’arrivo di nuovi talenti del ciclismo mondiale. Purtroppo nessun italiano in vista, anche se uno lo abbiamo già preso ed è Marchiori. Ha vinto la Firenze-Empoli e quando uno vince quella corsa vuol dire che è destinato a fare strada».

Come dovrebbero comportarsi UCI e organizzatori per cercare di salvare la categoria Professional?

«Dovrebbe cambiare tutto, a maggior ragione oggi con il Covid: ma lo sapete, io lo dico dal 2005, quando venne introdotto il World Tour. Venne presentato come una svolta nel ciclismo professionistico, ma io lo dissi subito: svolta epocale ma in senso negativo. Ha ridotto il ciclismo a un settore finanziario. Ha diminuito sempre di più, fino ad annullare, l’aspetto sportivo rispetto a quello finanziario. Oggi ci sono nel World Tour presunte grandi squadre, che non lo sono affatto. Basta vedere i risultati. Tempo fa feci una statistica che evidenziava squadre World Tour che non avevano mai piazzato un corridore nei primi dieci di alcuna tappa del Giro. Ci sono squadre che voi media avete definito “squadre fantasma”, ma continuano a esistere. Questo perché nell’UCI ha preso piede questa oligarchia basata sulla finanza e non sullo sport. Lappartient quando ha assunto il comando ha detto che ci sarebbe stata una riduzione delle squadre World Tour però fino a oggi non si è vista, anzi. Le Wild Card che erano 4 si sono ridotte a 2.

A proposito di Giro, un commento su quello che è successo, tra polemiche sulla bolla e la protesta di Morbegno.

Li definisco episodi scellerati e di rara arroganza. Una squadra World Tour che scrive all’UCI chiedendo che il Giro venga fermato? Una richiesta vergognosa. Ed è stato vergognoso organizzare insieme all’Associazione dei corridori, all’ultimo momento, la protesta che ha portato la riduzione della tappa di Morbegno. E se andate a vedere eravamo presenti, quel mattino, sulla linea di partenza, solo noi, Bardiani e qualcuno della Ineos. Ma quella protesta è stata portata avanti dalle presunte grandi squadre World Tour. Non c’erano termini per fermare quella tappa. Si è creato nel ciclismo una frattura tra grandi squadre World Tour e squadre Professional. Le squadre Professional non sono emarginate: sono boicottate. Quando le Wild Card si riducono da 4 a 2 significa che questa categoria è in via d’estinzione. Tempo fa per scherzare dicevo: “siamo rimasti 4 gatti nelle Professional… ora siamo in 3».

E Savio nel World Tour?

«Voglio precisare una cosa: io non sono un fautore delle piccole e medie squadre. Mi sembra di avere a che fare con la favola della volpe e l’uva. Io non ho mai detto “non voglio assolutamente fare una squadra World Tour”, anzi. Con Marco Bellini, ex diesse e ora responsabile marketing, noi stiamo cercando di trovare la grande azienda per potere impostare una squadra World Tour, nella quale continuerei con la stesa filosofia: ma non abbiamo ancora trovato le risorse, ma ci stiamo lavorando. Nel 2021 non sarà possibile, ma stiamo lavorando in questa direzione per il 2022. Se ho ottenuto risultati con budget limitati, figuriamoci con budget superiori cosa potremmo fare».