Roberto Reverberi: «Visconti è un lottatore e fa migliorare i giovani, appena possibile lo abbiamo preso»

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Roberto Reverberi, Direttore Sportivo della Bardiani-CSF-Faizanè
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Ogni stagione alla Bardiani-CSF-Faizanè è vissuta come un grande Rinascimento. Roberto Reverberi è l’alchimista, il mastro tornitore dell’opera a due ruote reggiana: lucido nelle analisi, all’avanguardia nelle scelte il direttore sportivo disegna tattiche e dipinge scenari nei prof dal 1997, quando la squadra si chiamava Scrigno-Gaerne. Tanti, tantissimi ragazzi, da inserire nella categoria etnica dei “talentuosi”, sono passati sotto la sua ala e lo hanno seguito con fiducia, come un gabbiano.

Mai alla ricerca di soluzioni esotiche, Roberto Reverberi si è imposto il coraggio di un’impresa per certi versi titanica: provare a togliere i ragazzi dagli squali delle World Tour con una gestione della squadra sapiente e curata. Motivazione, atteggiamento verso gli atleti, regole, confronto. Una nitida identità che rappresenta l’assicurazione per un futuro roseo. Quibicisport.it con un’intervista esclusiva, ha messo le ruote su diversi temi: l’ingaggio di Giovanni Visconti e i retroscena, il raduno e gli obiettivi del 2021.

Giovanni Visconti, il nuovo grande acquisto della Bardiani-CSF-Faizanè: com’è nata l’idea di prenderlo?

«È un corridore che mi è sempre piaciuto. Uno che lotta sempre e che ho portato come esempio ai nostri ragazzi. Anche all’ultimo Giro, protagonista con scatti e fughe in continuazione, un lottatore nato. Non avrebbe nemmeno bisogno di correre in quel modo. Basterebbe una volta o due puntare a un obiettivo, ma lui è un battagliero, un combattente. Si è creata l’occasione, visto che al momento era libero, abbiamo parlato e ci siamo confrontati con i nostri sponsor e abbiamo preso questa decisione. Secondo sull’Etna, altri piazzamenti. Potenzialmente una tappa al Giro, così come la maglia azzurra la può portare a casa. Si muove, va in fuga, sa correre e legge bene le diverse fasi della corsa. Per cui quando è al 100% ci si può contare veramente per centrare grandi risultati e l’ha dimostrato nella sua carriera. Ci sono “vecchi” che possono essere negativi in una squadra: mi è capitato qualcuno a fine carriera che ha poca voglia e poi magari diventa negativo anche per i ragazzi giovani. Mentre uno come Visconti, simile a Mazzanti che spronava sempre i ragazzi, si impegnava e li guidava anche nel seguire comportamenti corretti a tavola è un grande vantaggio. Giovanni è uno che serve nel gruppo, stimola i giovani e li fa migliorare».

Visconti alla Bardiani-CSF-Faizanè: un sogno che si realizza per voi e per lui

«Ho visto che c’è stato un bel movimento mediatico intorno a questa operazione di mercato perché Visconti è un corridore che ha vinto tre campionati italiani, tappe e Maglia Azzurra al Giro, si è sempre distinto come un ottimo corridore e una persona seria. Abbiamo cresciuto corridori buoni che ora sono nelle squadre World Tour come Colbrelli e Ciccone. Visconti quello che doveva dimostrare da giovane l’ha dimostrato, ora ha una continuità di rendimento e serietà: non si arriva così a 37 anni per caso. Si è gestito bene anche a livello atletico, non è stato spremuto più di tanto».

Botta e risposta tra Scinto e Visconti: cosa ne pensa?

«Sono dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano. Scinto è uno molto sanguigno e a volte si lascia trasportare molto dal cuore. È evidente che l’ha avuto diversi anni, gli ha dato tante soddisfazioni e credo che gli dispiaccia il fatto che venga via. Però d’altra parte i corridori, noi come anche i direttori sportivi siamo professionisti. Delle scelte non si possono contestare: a noi quante volte sono andati via i corridori, i vari Colbrelli, Pozzovivo, Modolo, Brambilla, lo stesso Battaglin che torna adesso. Non abbiamo mai fatto una contestazione. L’importante è fare tutto con correttezza e comunicare l’accordo preso con un’altra squadra. Visconti ha avuto un’offerta e come tutti i professionisti l’ha valutata e poi l’ha accettata. Probabilmente dall’altra parte si vede che non aveva le stesse condizioni, ma non credo che sia stupido da venir via a meno di quello che prendeva là. Visconti da noi ha visto un certo tipo di organizzazione, qui non manca assolutamente niente e cerchiamo di mettere nelle migliori condizioni i ragazzi. Credo che in quarant’anni qualcosa abbiamo imparato a farlo. Lo conosco da un pezzo e più di una volta alle corse mi ha detto “Vedrai che prima o poi verrò a correre con voi”».

Per il 2021 avete in programma un raduno? In che modo preparerete la prossima stagione?

«Di solito abbiamo sempre fatto un raduno di tre-quattro giorni a Dicembre con le visite mediche, le foto e la consegna dei materiali. Adesso, vista la situazione, il mese prossimo molto probabilmente faremo dei gruppettini di tre-quattro corridori per le visite, per consegnare materiale e le bici nuove. Un ritiro potremmo farlo a Gennaio perché siamo 40 persone in tutto: perciò meno persone raduniamo e meno rischi si corrono. Anche facendo tutti i tamponi e tutte le cose di rito, come già abbiamo fatto nell’arco della stagione appena conclusa, è sempre meglio evitare e non rischiare. Ci sono delle restrizioni a livello regionale: abbiamo dei corridori in Lombardia e in Veneto. Ci adeguiamo alle normative. Il ritiro suddiviso in gruppi lo facciamo qui da noi a Reggio Emilia, appena sono pronte le bici prenderemo le misurazioni di ognuno».

Quali sono gli obiettivi per l’anno che verrà?

«Abbiamo aperto anche agli stranieri. La nostra difficoltà è nel reperire gli italiani di primo piano, i vari che da Under 23 sono già di un certo livello. Tante volte preferiscono andare nelle squadre World Tour quando qui da noi invece potrebbero avere la possibilità di formarsi. E sarebbe fondamentale. Purtroppo sono spinti un po’ dai procuratori, un po’ dall’ambizione di arrivare e tanti poi si perdono. A me vedere i ragazzi di 21 anni tirare per 100-150 km per il capitano, quando con noi potrebbero fare tranquillamente la corsa per mettersi in evidenza e poi approdare, una volta pronti, alle squadre World Tour un po’ dispiace. L’ambizione di un giovane dovrebbe essere prima di far vedere quello che vale e poi dopo adattarsi a fare un determinato lavoro nelle World Tour, ma per questo c’è tempo fino a 25-26 anni».