Scinto tuona contro le squadre ProTour: «Poco rispetto per il Giro, e se fanno così muore il ciclismo»

Luca Scinto, direttore sportivo della Vini Zabù-Brado-KTM.
Tempo di lettura: 2 minuti

Dopo aver parlato del Covid che lo ha colpito nei giorni scorsi e del divorzio da Visconti, la seconda parte della nostra intervista con Luca Scinto vira sul Giro d’Italia, sulla bolla tanto criticata da alcuni team stranieri e sulla decisione da parte del Team Jumbo Visma di andare a casa dopo la positività riscontrata dal capitano designato, Steven Kruijswijk.

«La bolla al Giro ha funzionato benissimo. Abbiamo dato una lezione a tutti gli sport. Abbiamo chiuso Tour, Giro e stiamo chiudendo la Vuelta senza grossi problemi col Covid, segnale che il distanziamento funziona, che la bolla funziona e che non è vero che i ragazzi in corsa si possano infettare col sudore, se vai a vedere quanti positivi hanno trovato. È stato un Giro strano, ma è andata bene».

Sulle parole di Jonathan Vaughters, team manager della EF che minacciava di lasciare il Giro in caso di positività di un membro della sua squadra e sulla scelta della Jumbo Visma di abbandonare il Giro, Scinto non ha mezze misure. «Non riesco a capire come funziona la testa di certa gente. Io dico solo una cosa: le squadre Pro Tour hanno diritto di brontolare e fare e dire quel che vogliono. Tanto loro prendono i soldi dagli organizzatori e sono obbligati a essere invitati e hanno il coltello dalla parte del manico. Io sarei arrivato fino a Milano anche solo se avessi avuto un corridore disponibile e anche solo con un direttore sportivo. Mi domando una cosa: ma se Roglič alla Vuelta si ritrova con quattro positivi in squadra, la squadra si ritira come ha fatto al Giro? La Jumbo ha perso l’uomo di classifica e hanno pensato fosse meglio ritirarsi. Non hanno avuto rispetto per il Giro. Mi auguro che il prossimo anno quando ci saranno gli inviti si valuteranno queste cose qua, però la mia è un’illusione: il problema è che finché c’è il regolamento UCI che obbliga le squadre a partecipare agli eventi Pro Tour, le squadre fanno quello che gli pare. E come si può anche solo pensare e proporre di fermare un Grande Giro? Noi ci siamo scoperti deboli con questa pandemia; siamo legati agli sponsor e se non si corre se non c’è visibilità, e se ci fermiamo, muore il ciclismo. E allora fare tutto sto casino per non correre lo trovo assurdo. Con il Covid dobbiamo combatterci, forse vinceremo, forse perderemo, ma noi dobbiamo andare alle corse… se non si finiva il Giro, il Tour, la Vuelta: cosa sarebbe successo nel ciclismo? Già è dura ripartire il prossimo anno, figurati cosa sarebbe successo al ciclismo se avessimo fermato un grande Giro».