
È un corridore da classiche del Nord, di quelli veri. Roba da Giro delle Fiandre e Kuurne-Bruxelles-Kuurne, piene di pioggia e sofferenza. Quelli come lui hanno un legame quasi inconscio con le radici del ciclismo, anche quando usano i modernissimi social.
Tutto da leggere il tweet di Luke Rowe, l’inglese della Ineos che ha concluso il Tour de France al 129° posto, a 5 ore, 17 minuti e 50 secondi da Pogacar. E che sulle montagne ha sofferto come un dannato, ricordandosi poi di qualche buon samaritano trovato a bordo strada.
«Un messaggio ai tifosi della vecchia scuola – ha scritto – che si alzano in piedi in cima ai grandi colli e distribuiscono giornali per stare al caldo durante le discese. Non lo dico in quel momento perché di solito ho una testa come un bulldog che mastica una vespa ma – Grazie!»
Una dedica semplice, ma che sembra quasi impensabile in tempi di ciclismo tecnologico, nei quali i tifosi sul ciglio della strada brandiscono più che altro lo smartphone, per selfie e video da condividere sui social.