La Legge di Murphy è chiara e spietata al tempo stesso: se qualcosa può accadere, accadrà. Diego Rosa l’ha sperimentato sulla propria pelle lungo la discesa del Port de Balès: caduta letale nel tentativo di rientrare sul gruppo dei migliori.
Il corridore albese dell’Arkéa-Samsic, arrivato alla Grand Boucle nelle vesti di uomo prezioso per Nairo Quintana nelle tappe più dure, dopo l’esperienza triennale nella Sky/Ineos, con la nuova maglia biancorossa del team francese ha scelto di giocarsi maggiormente le sue carte non solo nel ruolo di luogotenente, ma anche cercando di ritagliarsi spazio per sortite personali e mettersi in luce a livello individuale, oltre al tanto lavoro svolto per il gioco di squadra.
Preparazione mirata in primavera e motivazioni ritrovate
Nella pausa forzata Rosa ha dato rilievo e privilegiato la vita in famiglia con la moglie Alessandra e il figlio Elia. Si è ricaricato, attraverso allenamenti graduali nella sua casa nel Principato di Monaco, senza strafare. Al Tour ha dimostrato di avere un’ottima gamba che sottolinea – se ancora ce ne fosse stato bisogno – una carriera vissuta in costante curva ascensionale: Under 23 con la Palazzago di Olivano Locatelli, passa professionista con l’Androni Giocattoli-Sidermec di Gianni Savio fino a toccare il gotha del ciclismo indossando i colori di due dream team come Astana e Sky.
L’avventura nell’Arkéa-Samsic (team Professional francese) iniziata con morale alto e grandi aspettative, tra le quali l’aspirazione a una possibile convocazione in Azzurro per i prossimi Mondiali di Imola, ora presenta a Diego Rosa il primo ostacolo da superare.