Dal Delfinato al Tour de France: Roglic mostruoso prima della caduta, enigma Bernal, Quintana in difficoltà

Roglic sofferente dopo la caduta al Giro del Delfinato. Foto @JumboVismaRoad
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Più che capire cosa ci ha detto il Giro del Delfinato forse sarebbe meglio domandarci: cosa si legge tra le righe della corsa appena conclusa?

La breve gara a tappe, tra le più nobili del calendario internazionale, per quattro giorni è stata anestetizzata dalla forza del Team Jumbo-Visma – fanno eccezione l’ultima appassionante frazione e la lotta tra i fuggitivi nella terza e nella quarta tappa – con un marcato no contest tra i big spesso chiamati a nascondere le proprie carte, a causa dell’inusuale vicinanza tra la corsa francese e l’imminente partenza del Tour de France.

Per molti uomini di classifica e le loro rispettive squadre è stato un test per rifinire la condizione in vista dell‘appuntamento clou che partirà il 29 agosto, visto anche che, per diversi motivi, le selezioni per la Grande Boucle sono già pressoché definite.

Team Jumbo-Visma troppo forte o troppo avanti di condizione?

Per quattro giorni abbiamo parlato di Team Jumbo-Visma imbattibile, inavvicinabile, inscalfibile e chi più ne ha più ne metta. Poi, nella penultima tappa, due cadute mettono fuori gioco prima Kruijswijk e poi Roglič. Spalla lussata per il primo, ritiro per il secondo l’ultimo giorno. E dunque le carte parevano essersi rimescolate, almeno in parte. Poi certo, si ritirano quei due e spunta il nome di Kuss – per quattro giorni luogotenente affidabilissimo in salita – e allora si capisce di quanto questa squadra al momento sembra davvero di una categoria superiore.

Ma come dovremmo leggere il forfait di Roglič? Di sicuro andare a terra non fa bene a nessuno, ma il ritiro ci è sembrato più una precauzione per non compromettere il Tour, che dovuto a eventuali grossi problemi fisici. Fino allo stop Roglič ha impressionato ai limiti dello spaventoso: bocca chiusa anche quando il ritmo aumentava in salita, regia perfetta a coordinare i suoi, pedalata sciolta. Ogni qualvolta accelerava per gli altri erano guai.

Allo stesso tempo, però, l’incidente non andrà sottovalutato qualora dovesse aver lasciato strascichi dal punto di vista fisico. Anche se al momento non si hanno notizie precise sulle sue condizioni.

E per gli avversari suona la campana qualora al Tour tutti i Jumbo-Visma dovessero arrivare con questa forma. Kuss e Bennett (seppure impiegato altrove) sono al momento i migliori gregari in gruppo in salita. Anzi, probabilmente sarebbero capitani in un’altra qualsiasi formazione. Contando poi la crescita di un certo Tom Dumoulin, uscito discretamente bene dalla corsa, per i rivali c’è poco da stare allegri, anche dovesse mancare Kruijswijk – come appare sempre più probabile. Senza dimenticare poi van Aert, splendido tuttofare e capace di resistere persino in salita con i migliori, e infine due corridori ritrovati come Tony Martin e Gesink, riciclati a gregari di lusso.

L’unica speranza per gli avversari è quella che il sodalizio olandese sia arrivato al top della condizione troppo in fretta e le tre settimane del Tour possano presentare il conto. Anche se poi, pure in quel caso: occhio a Dumoulin, l’unico che ancora non appare al 100% e che potrebbe uscire prepotentemente alla distanza.

Il Team Ineos si è nascosto… oppure?

Se invece la squadra britannica è davvero quella vista al Delfinato, ecco che risulta difficile immaginarci, come era fino a una settimana fa, uno scontro fra le due potenze – troppo marcato il divario. Thomas, ma soprattutto Froome impalpabili per cinque giorni – l’ex pistard almeno qualcosina ha fatto intravedere nelle prime tappe. Bernal ritirato per un problema fisico, Sivakov è un buon nome su cui puntare, ma appare ancora acerbo per capitanare il team britannico alla Grande Boucle, nonostante il nono posto lo scorso anno all’esordio in un grande giro. Anche se poi, a conti fatti, al Giro del Delfinato è stato il migliore in classifica dei suoi e dopo il ritiro di Bernal anche il più abile nel tenere le ruote dei più forti in salita, sfiorando persino il colpo grosso nell’ultima tappa.

Quello che c’è da capire, anche qui leggendo tra le righe della corsa, è quanto la preparazione della squadra britannica sia mirata al Tour, o quanto i risultati negativi visti sulle strade del Delfinato si trascineranno verso la Grande Boucle. E soprattutto con quale forma ci arriverà Egan Bernal.

Pinot eterno incompiuto, Bardet in crescita

In modi e momenti differenti, francesi e colombiani sono sembrati in buone condizioni e capaci forse di provare a soverchiare la leadership della squadra olandese. Martin e Pinot sono quelli più avanti con la forma, ma se uno è ancora lontano dagli standard necessari per pensare persino a un podio o a un piazzamento tra i primi cinque – anche se il suo Delfinato con il terzo posto finale è un segno della qualità del corridore e della sua grande crescita – al portacolori della Groupama-FDJ sembra sempre mancargli il proverbiale centesimo per fare una lira, o nel suo caso, un franco. Al Tour servirà un Pinot vecchio stampo, quello all’attacco e non quello che arranca in difesa.

Bardet è parso in crescita, ma difficile possa bastare a lottare per un posto sul podio. Barguil, invece, verosimilmente sarà speso per aiutare Quintana. Ma anche in questo caso servirà un campione di Francia migliore di quello visto in questa corsa.

Quintana in difficoltà, l’incidente pesa ancora

E nominare il colombiano dell’Arkéa ci aiuta a introdurre il Delfinato dei colombiani. Quintana esce ridimensionato soprattutto dopo le difficoltà nell’ultima tappa che lo hanno portato al ritiro a causa di un problema al ginocchio. Su di lui pesa enormemente l’incidente avuto poco prima di rientrare in Europa e che ne sta condizionando questo periodo di corse. Il Quintana di inizio stagione, invece, farebbe paura, tanta paura, a chiunque volesse conquistare la maglia gialla finale. Confidiamo, per lo spettacolo che potrebbe offrire in salita, che possa superare i problemi fisici disputando così un Tour di qualità superiore rispetto alle prestazioni mostrate sulle strade della breve corsa a tappe francese.

Restando in Colombia: Martínez, nonostante la vittoria al Delfinato, non sembra dare chissà quali garanzie su tre settimane – il suo miglior risultato è il 36° posto al Tour del 2018. Il portacolori della EF Pro Cycling, però, cresce anno dopo anno dimostrandosi tra i più forti in salita e, cosa che non guasta mai di questi tempi, si conferma un corridore senza paura quando si tratta di andare all’attacco. Se invece Urán è lontanissimo dalla migliore condizione, López appare il solito corridore vittima di alti e bassi all’interno della stessa ora di corsa. Indecifrabile, nonostante le grandi qualità in salita, il corridore dell’Astana difficilmente potrà essere inserito tra i papabili vincitori di un Tour de France.

Movistar e Mitchelton che delusione, per la Bora senza Buchmann spunta Kämna

La Movistar soffre il cambio generazionale e oltre Valverde anche Mas e Soler non escono al meglio da questa corsa. Soprattutto Mas continua a sembrare il lontano parente di quello ammirato alla Vuelta nel 2018 quando fu persino capace di salire sul podio. Difficile che possano essere protagonisti nell’alta classifica del Tour.

Deludente anche la Mitchelton-Scott. Haig va in fuga nella tappa vinta da Kämna, ma si fa battere da corridori alla sua portata, mentre Adam Yates lotta per tutta la settimana con i residui di un problema gastrointestinale, inseguendo inutilmente la migliore condizione. Il gemello di Simon (lui lo vedremo al Giro), con questa forma difficilmente potrà essere un fattore al Tour se non per andare a caccia di qualche tappa.

La Bora-Hansgrohe perde per strada il suo leader Buchmann – si attende di capire quali strascichi avrà in ottica Tour la caduta subita il quarto giorno di corsa – ma scopre Lennard Kämna. Il ragazzo tedesco classe ’96 è la lieta sorpresa di questo Giro del Delfinato. Cresciuto ulteriormente dopo le buone cose fatte vedere al Tour lo scorso anno, chissà che il team teutonico non abbia trovato una reale alternativa a Buchmann in vista del Tour de France. Regolarista forte in salita e che si difende a cronometro, a lui, sulle strade della Grande Boucle, si chiederà di maturare ulteriore esperienza, e non di lottare per un posto tra i primi cinque, che sarebbe l’obiettivo minimo per il compagno di squadra Buchmann. Incidente permettendo.

Porte invecchiato, Landa ridimensionato, UAE alti e bassi

In casa Trek-Segafredo: Porte si è confermato quel corridore tanto invisibile quanto regolare nel chiudere ai margini dell’alta classifica. I tempi migliori sembrano passati per il trentacinquenne tasmaniano. Mentre per la Bahrain-McLaren, Mikel Landa rappresenta la più grossa delusione della corsa. Tra i favoriti per la vittoria finale, Landa soffre i cinque giorni intensi di gara e salta completamente nell’ultima frazione: anche lui ridimensionato, per il Tour servirà una verve differente.

Infine l’UAE Team Emirates: vinta una bellissima tappa con Formolo, autore di un’azione di grande qualità, e la classifica dei GPM con de la Cruz, la squadra di Gianetti e Matxin deve fare i conti con un Pogačar ancora alla ricerca della migliore condizione, nonostante il quarto posto finale e un’ultima tappa vissuta tutta all’attacco. Ma sul giovane sloveno le aspettative sono enormi tanto che, a patto riesca a salire di colpi, fra due settimane al Tour potrebbe essere uno dei maggiori outsider nella lotta alla maglia gialla finale. Potrebbe essere persino un papabile vincitore soprattutto qualora Bernal e Roglič non dovessero essere al meglio a causa dei rispettivi acciacchi.